sabato 20 novembre 2010

"Investire sul SAPERE per investire sul futuro”

"Università, Ricerca e Innovazione"

L’investimento nel sapere è strategico: su scuola, università e ricerca si costruisce il futuro
La forte relazione tra "SCUOLA/UNIVERSITA'/RICERCA/INNOVAZIONE e TERRITORIO” è elemento chiave di uno sviluppo economico ed umano che abbia come orizzonte strategico e come fondamento dell'azione politica l'equità distributiva e la coesione sociale.
La crisi sta mettendo a dura prova anche il modello di sviluppo emiliano romagnolo, che ha garantito un lungo periodo di crescita economica e benessere diffuso. Per rimanere competitivi e continuare a produrre ricchezza in misura adeguata a consentire un’equa redistribuzione è necessario, ad ogni livello territoriale, investire in
ricerca, trasferimento tecnologico nella produzione, sviluppo del capitale umano.
Le politiche del Governo vanno in tutt’altra direzione; i tagli generalizzati producono un effetto depressivo su ogni settore dell’economia e non indicano alcun percorso per l’uscita dalla crisi. Contrariamente ad altri Paesi che, nel quadro di manovre severe, hanno comunque continuato ad investire nel sistema dell’istruzione e della
ricerca, in Italia si è disinvestito massicciamente proprio su scuola, università e ricerca. Si tratta di una scelta grave ed iniqua perché blocca la mobilità sociale, produce ulteriori diseguaglianze aggravando la condizione economica e sociale del Paese, la cui competitività viene pericolosamente compromessa.
Per il Partito Democratico l’investimento nel Sapere è irrinunciabile in quando base fondamentale della crescita umana e sociale degli individui e delle comunità in cui operano.
Senza Conoscenza non c’è Libertà e senza Libertà non c’è Democrazia.
Nell’economia globalizzata se non si investe sui Saperi si finisce per trovarsi a competere nella fascia bassa
del mercato, con paesi che hanno mercati del lavoro meno garantiti e su produzioni mature ed a minore valore
aggiunto. La sfida potrà essere vinta se si sapranno tenere insieme sapere, conoscenza, innovazione sociale e tecnologica e ricerca.

L’impatto dei tagli

L’impatto devastante dei tagli non è noto a gran parte dell’elettorato ed è bene ricordare come una politica massimamente centralista del Governo, in barba ai proclami federalisti e con l’appoggio della Lega, ha colpito il sistema pubblico d’istruzione e la ricerca scientifica e tecnologica, e con essi il nostro futuro.
1. Taglio di 8 miliardi di risorse in tre anni alla scuola, corrispondenti a meno ore, meno offerta formativa, meno discipline, meno attività di laboratorio, zero euro per l’innovazione didattica e la formazione dei docenti. Si sono separati i percorsi di istruzione, senza garantire a tutti i ragazzi, entro l’età dell’obbligo, saperi e competenze necessari per affrontare con strumenti adeguati l’età adulta. E’ stato calcolato che per effetto dei tagli appena introdotti, ad ogni bambina o bambino che entra oggi nella scuola primaria, al termine dell’obbligo scolastico saranno sottratte 63 settimane di istruzione, quasi due anni in meno di scuola.
2. L'Italia impegna solo lo 0,8 del PIL nella formazione e nella ricerca, contro il 2,2 della Francia, il 3,5
del Giappone e il 3,7% della Finlandia; con i tagli previsti nella legge di stabilità in corso di
approvazione il nostro paese scende ad un tendenziale 0,65% del PIL.
3. I tagli della legge finanziaria 244/2008 hanno operato una drastica riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che è la principale fonte di sostentamento dell'università pubblica1:
2009 7485 milioni di Euro
2010 7206 milioni di Euro (-3.73%)
2011 6130 milioni di Euro (-18.10%)
2012 6052 milioni di Euro (-19.14%)
Inoltre il Ministero non ha ancora versato agli atenei il FFO del 2010, impedendo di fatto la chiusura del bilancio per quest’anno e la previsione di spesa per il
2011. Un gesto gravissimo che rende ingovernabili le Università.
Lo stanziamento 2011 é addirittura insufficiente a coprire le sole spese di personale in gran parte degli atenei, compresi quelli “virtuosi”, e mancano quindi completamente le risorse per la didattica ed i laboratori.
Con il maxiemendamento alla legge di stabilità presentato nei giorni scorsi si reintegra di 800 milioni di euro il FFO del 2011, ma dato che il taglio originario era di 1076 milioni rimane un saldo negativo di 276 milioni e resta la previsione di un tracollo negli stanziamenti 2012.

Per i prossimi anni sono inoltre previsti:
Personale accademico di ruolo in forte flessione
Blocco del turnover
Diminuzione delle borse di dottorato

Nel 2009 la Francia ha invece destinato al sistema educativo risorse aggiuntive pari ad un 1% di PIL e la Germania ha accresciuto i fondi a sostegno della ricerca dell’8%.
Il PD ha proposto invece il pieno reintegro del FFO da finanziarsi con la tassazione delle rendite
finanziarie e di utilizzare le risorse derivanti dalla vendita delle frequenze del digitale per un piano investimenti finalizzato a potenziare la ricerca scientifica, a migliorare le sedi e le strutture didattiche e a sostenere la proiezione internazionale dei nostri atenei.
4. I fondi PRIN che finanziano progetti di ricerca sono diminuiti costantemente e nel decennio si sono più che dimezzati in valore reale. Si spendono complessivamente per la ricerca delle università italiane circa 80 milioni di euro, meno di quanto si è speso per incentivare i decoder della televisione.
5. Il Ministero ha ridotto in modo sostanziale anche il fondo ordinario per il 2011 degli Enti di Ricerca (CNR, INAF, INFN, ASI ecc.). Il taglio ulteriore rispetto al 2010 è di 95 milioni, confermato anche dopo il maxiemendamento, è insostenibile per la maggior parte degli enti di ricerca che non hanno un margine di investimento oltre ai costi fissi del personale e del funzionamento e fortemente penalizzante per gli enti che hanno una frazione significativa del bilancio destinata all' investimento in esperimenti ed infrastrutture di ricerca.
6. La legge di stabilità per il 2011 ha previsto un taglio dell’85% (!!!) le borse di studio per gli studenti universitari. Con il maxiemendamento si ripristinano 100 milioni lasciando in sostanza invariata l’attuale situazione, che comunque lascia privi di borsa di studio per mancanza di fondi decine di migliaia di studenti. Il solo fatto che si sia potuto pensare ad un taglio di questa dimensione testimonia una volontà ferocemente punitiva e classista, che, violando il dettato costituzionale, è disponibile a tagliare il futuro a migliaia di giovani capaci e meritevoli ma privi di mezzi, ostacolando ulteriormente la mobilità sociale. La Regione Emilia Romagna che, integrando con proprie risorse le assegnazioni ministeriali, ha finora garantito la borsa di studio al 100% degli aventi diritto, è dal canto suo alle prese
con l’entità drammatica del taglio operato dal Governo nei trasferimenti agli enti locali.
Questo elenco, peraltro non esaustivo, illustra un accanimento punitivo nei confronti del Sapere e della Ricerca, fattori strategici per lo sviluppo economico e sociale del Paese, che deve essere denunciato e contrastato con la massima forza.

Politiche per lo sviluppo delle comunità e dei territori.

La presenza di una rete territoriale di Istituti superiori, di Università ed Enti di Ricerca è di importanza strategica per ogni comunità locale delle nostra Regione.
E’ necessario che gli amministratori locali ne siano consapevoli così come è importante che la rete sia fruibile, raggiungibile ed attenta alle istanze ed alle sollecitazioni provenienti dai vari ambiti territoriali.
L’uscita dalla crisi non potrà avvenire applicando ricette tradizionali; il sistema produttivo dovrà trasformarsi significativamente se vuole mantenersi competitivo e le comunità potranno crescere se sapranno guardare al mondo con sguardo strategico, senza chiudersi in illusorie autosufficienze localistiche, e se sapranno utilizzare al meglio le opportunità offerte dalla rete regionale delle strutture di istruzione e di ricerca, le quali,
considerata la scarsità di risorse disponibili, dovranno lavorare sempre più in modo integrato, mediante accordi e livelli territoriali di programmazione, per evitare sprechi di risorse ed accrescere la specializzazione.

1. Investire sul capitale umano

Si costruisce futuro se si prepara una classe dirigente, capace di pensiero strategico e di buona amministrazione. Occorre quindi investire sul capitale umano, favorire l’accesso all’istruzione, promuovere i talenti valorizzando il merito. In quest’ambito le competenze femminili e i giovani talenti possono rappresentare risorse di fondamentale importanza su cui investire con politiche attive, per superare ritardi ormai anacronistici e palesemente dannosi per la crescita economica e l’avanzamento sociale.

Azioni:
Potenziare i Poli Tecnici e la Formazione Tecnica Tecnologica e Scientifica promuovendo nei singoli ambiti territoriali (comunali, provinciali, ma anche intercomunali ed interprovinciali) accordi che coinvolgano gli istituti tecnici gli enti locali, Università ed enti di ricerca, le imprese del territorio ed altre istituzioni di rilievo delle comunità. Solo mettendo in rete tutti questi attori si potranno condividere le priorità e far convergere le risorse su progetti mirati di specifica utilità per il territorio di riferimento. I tempi che viviamo impongono questa collaborazione ed il recupero di una logica mutualistica di comunità.
Un simile approccio deve essere orientato a sfruttare il potenziale esistente ed a favorire l’emersione di progetti, anche sovra territoriali, senza preordinare temi specifici e valorizzando anche il potenziale dei progetti di tipo umanistico in campo artistico, culturale e turistico.
Potenziare il lavoro ad alta qualificazione tecnico scientifica in un’alleanza strategica con il sistema dell’Università e della ricerca.
Le comunità locali devono assumere iniziative volte ad utilizzare al meglio le opportunità offerte dalle Rete Regionale di alta formazione per promuovere la crescita dei propri cittadini.
La Rete Regionale è impegnata a sviluppare e attrarre i talenti mediante:
• un programma diffuso per dottorati in impresa (a livello internazionale);
• un programma di contratti di avviamento per contatti di ricerca collaborativa;
• un programma di alternanza Università-impresa (accorciando il periodo di permanenza nel percorso di solo studio);
• un sistema di alternanza integrazione-studio-lavoro durante tutto l'arco della vita;
• uno sviluppo di modelli qualificati di impresa come luogo qualificato di produzione di conoscenza e di alta formazione legata a programmi di R&D;
• modelli qualificati di orientamento industriale verso la formazione tecnica su standard internazionali;
• potenziamento del Programma SPINNER in partnership con imprese e fondazioni

2. Lavorare per progetti: innovazione e trasferimento tecnologico

La velocità del cambiamento deve essere affrontata con una forte capacità “attrattiva” di capitali, conoscenze, talenti e politiche: un’attrazione gravitazionale, forte, che si deve fondare su qualità, identità, massa critica, e grande capacità di innovazione nella conoscenza, nella tecnologia, nell’organizzazione.
Sarà decisiva la capacità di accedere ai grandi serbatoi di spesa globali, quali i grants del VII programma quadro europeo; la concorrenza sarà forte per cui si rende indispensabile un’azione coordinata del nostro sistema universitario regionale e degli Enti Per la Ricerca (EPR), per raggiungere il livello di massa critica essenziale per accedere ai grandi bandi internazionali e per competere sui progetti e sull’attrattività.
In tale contesto le Università e gli EPR della nostra regione dovranno lavorare insieme, prevedendo una mobilità interuniversitaria di docenti e studenti, per poter internazionalizzare i dipartimenti ed adeguare la dimensione delle unità di ricerca: i tagli apportati dal Governo rischiano di compromettere questo necessario e strategico processo.
Potenziare l'economia artistica e della creatività.
L'innovazione di un tessuto produttivo messo in ginocchio dalla crisi non si attua solamente con freddi strumenti tecnologici o economici.
La creatività è elemento fondante anche dei processi di produzione industriale. Prima della produzione viene la creatività. Prima delle imprese vengono le persone. Prima dei parchi tecnologici vengono i luoghi dell'invenzione giovanile. Vogliamo che l'innovazione sia parte di un percorso sociale condiviso.
Per rilanciare il nostro tessuto produttivo dobbiamo anzitutto rilanciare la creatività dei giovani delle nostre città. Il nostro territorio vanta una secolare vocazione artistica e letteraria ed ha un patrimonio storico ed artistico che non ha uguali nel mondo. Le comunità locali devono essere consapevoli dell'enorme potenziale culturale ed umano che posseggono. Vogliamo uscire da questa crisi con una nuova generazione creativa che guardi al futuro con fiducia.
Sfruttando la rete di Università, Conservatori, Accademie di Belle Arti, Musei e Scuole comunali artistiche e musicali le amministrazioni locali possono mettere in opera interventi mirati che stimolino approcci innovativi alla valorizzazione, alla conservazione e alla fruibilità del nostro diffuso patrimonio storico e artistico,
diventando protagoniste di una nuova domanda di innovazione che possa stimolare nuove forme di turismo.
Si dovrà agganciare e stimolare il tessuto di industrie artistiche e creative già diffuse ed operanti nel nostro territorio, favorendo lo sviluppo di reti come il Romagna Creative District e guidando la realizzazione di parchi artistici ed incubatori creativi, a completamento di quelli scientifici e tecnologici, che possano innovare nei servizi di comunicazione per le imprese pubbliche e private e sviluppare una nuova economia artistica e della creatività.

Per un sistema produttivo locale più competitivo diffondere il trasferimento tecnologico

Sui Tecnopoli si gioca molta parte della futura competitività del nostro sistema territoriale e quindi occorre lo sforzo massimo di tutte le Università, IPR e dei gruppi di ricerca coinvolti ed una accelerazione, poiché la congiuntura che viviamo impone di fare subito il massimo sforzo di supporto all’innovazione ed alla produttività delle nostre imprese. In tal senso si può valutare anche un’eventuale una riduzione dei fondi destinati agli investimenti in strutture immobiliari (che potrebbero essere comunque effettuati utilizzando forme di
partenariato pubblico privato) per liberare risorse da destinare ad un maggiore investimento in relazioni, ricerca di base ed applicazioni.
Bisogna promuovere in un vero a proprio piano di marketing della ricerca emiliano romagnola prodotta dai Tecnopoli e dalla Rete dell’Alta Tecnologia e rendere fruibile il trasferimento tecnologico su tutto il territorio regionale, anche tramite l figura dei broker dell’innovazione.
Parimenti importante per lo sviluppo delle nostre comunità sarà la capacità di sfruttare al massimo in tutti i comuni, compresi quelli più decentrati, le opportunità offerte dalla rete Regionale Lepida e dotarsi di servizi comuni ad una rete di incubatori di impresa che possano insediarsi su tali territori e sostenere anche spin off e progetti di innovazione legati all’economia del territorio.
L’innovazione è diventata un fattore assolutamente strategico anche in agricoltura. Il settore agro-alimentare emiliano-romagnolo è sempre più orientato alla differenziazione dei propri prodotti, ottenuta puntando sulla qualità e sulla tipicità delle produzioni.
Per conservare la sua competitività, occorrono interventi mirati alla promozione dell’innovazione, in grado di superare le carenze strutturali che la contraddistinguono (aziende piccole, imprenditori anziani, difficoltà di collegamento con la ricerca). Il rapporto con le Università è quindi fondamentale per un’agricoltura competitiva, attenta alla sostenibilità ambientale, capace di attrarre i giovani e di innovare nelle fasi di
produzione, distribuzione e promozione dei propri prodotti.
In questo caso, il ruolo della Regione e del collegamento fornito dagli enti territoriali è decisivo, in quanto l’intervento nazionale è poco incisivo e in costante diminuzione. In particolare, è necessario aggregare la domanda d’innovazione delle diverse filiere agroalimentari presenti in regione organizzando moderni servizi di consulenza e formazione professionale, in grado di cogliere con professionalità e dinamismo le esigenze
effettive del mondo produttivo.

3. Difendere il diritto allo studio

Il PD ritiene strategico l’investimento nell’Istruzione e nei Saperi e coerentemente è impegnato a favorire l’accesso a scuola ed Università degli individui, nell’interesse della loro crescita umana e culturale e dello sviluppo economico e civile della Comunità.
Le politiche di diritto allo studio sono quindi di grande importanza. I tagli del Governo avranno ripercussioni sulle borse di studio, sui trasporti e la mobilità studentesca e su tutti gli altri elementi di welfare studentesco che costituiscono negli altri paesi uno degli elementi chiave dell’attrattività e della competitività di un sistema universitario.
Ogni comunità locale deve sforzarsi di considerare strategico l’investimento sui propri giovani ed adoperarsi, pur nella scarsità di risorse date, a far sì che nessun talento venga sprecato, che nessun ragazzo o ragazza rinunci a studiare per mancanza di mezzi.
Il Partito Democratico intende difendere i principi costituzionali in materia di Diritto allo Studio, cercando alleanze con enti ed istituzioni del territorio per mobilitare fondi e servizi integrati ed innovativi (housing sociale, mobilità studentesca, fondo di garanzia per i giovani ecc.) e rivendicando la piena applicazione del Titolo V, respingendo ogni incursione centralista sulla materia (a partire da quanto previsto nel DDL Gelmini).


SCHEDA INFORMATIVA
I dieci Tecnopoli, sono infrastrutture fisiche dove i laboratori di ricerca potranno insediarsi e organizzarsi per lavorare con le imprese, mette in campo 234 milioni di investimenti di cui 130 arrivano dai contributi regionali, 90 dalle Università e dai centri di ricerca, 14 dagli enti locali che contribuiscono a mettere a disposizione aree e infrastrutture.
L’investimento in infrastrutture é di 68 milioni di euro; 54 milioni andranno invece per le attrezzature scientifiche e 112 milioni di euro per i contratti dei nuovi ricercatori.
In tutto 160 mila i metri quadrati di aree dedicate alla ricerca industriale, campus universitari scientifici come quelli di Parma e Modena o aree e siti industriali riqualificati come a Bologna, Ravenna, Faenza, Forlì e Cesena, Rimini, Spilamberto, Vignola, Reggio Emilia, Piacenza. 46 laboratori di ricerca al lavoro e 7 centri per l’innovazione.
I ricercatori coinvolti nel programma in modo permanente sono circa 2000, di cui circa 520 con nuovi contratti o assegni di ricerca. Il resto è rappresentato dai ricercatori e professori già presenti nelle Università o negli enti di ricerca.
Sono coinvolti in questo programma le Università di Bologna, con i poli romagnoli di Cesena, Rimini, Ravenna e Forlì, di Modena e Reggio Emilia, di Ferrara e di Parma, il Politecnico e la Cattolica di Milano con sede a Piacenza, il CNR, l’ENEA, l’Istituto Ortopedico Rizzoli e altri organismi di ricerca. Sono inoltre coinvolti gli enti locali, in particolare le province, i comuni capoluogo e i principali comuni, con interventi spesso molto significativi anche in termini di riqualificazione urbana.
La Rete Regionale dell’Alta Tecnologia, è organizzata su 46 strutture di laboratorio di ricerca, tutte con configurazione autonoma dal punto di vista giuridico e/o organizzativo e scientifico, e collegate tra loro in rete attraverso il lavoro di coordinamento svolto dall’ASTER nell’ambito delle piattaforme tematiche in cui vengono aggregati: l’alta tecnologia meccanica e i nuovi materiali avanzati, l’agroalimentare, le costruzioni, le scienze della vita, l’energia e l’ambiente, l’ICT design e il multimediale.
A questi si aggiungono 7 centri per l’innovazione già appartenenti alla Rete, per un totale di 53 strutture complessive.
Disponiamo quindi di una grande massa di competenze tecnico-scientifiche, di strutture e facilities a favore del sistema produttivo regionale, soprattutto nei confronti delle principali specializzazioni produttive che lo caratterizzano, per favorire il passaggio “dai distretti produttivi ai distretti tecnologici”.

A cura del PD dell'Emilia-Romagna (Novembre 2010)